I VENTAGLI E GLI OMBRELLI
I ventagli, arnesi indispensabili per ogni giapponese, giovane e adulto, uomo o donna, sono di molte specie e di varia forma; per lo più sono di carta, con stecche di bambù. La carta è ornata di disegni colorati, stampati su quelli ordinari, e i Giapponesi amano pure di avervi sentenze scritte con bella calligrafia, cosa che pregiano moltissimo.
Hanno pure ventagli di difesa, con stecche maestre di bronzo, che corrispondono ai nostri stocchi e sono arma efficacissima. Il ventaglio non serve soltanto al giapponese come rinfrescante; egli se ne serve per segnale, come per telegrafo; quante conversazioni non si fanno con i movimenti svelti ed eleganti di due ventagli! Nella gesticolazione è di potente aiuto e in guerra diventa segnale e bandiera; in esso ancora il ballerino, il giocoliere e il cerretano hanno una miniera di risorse.
In Giappone il ventaglio è una cosa caratteristica, nazionale, e i missionari del XVI secolo lo avevano anch’essi notato. Il ventaglio è pure un’unità di misura per le lunghezze: ce ne vogliono sei per fare una stuoia. Andando quasi sempre a capo scoperto, uomini e donne fanno incessante uso dell’ombrello, utensile quasi indispensabile quanto il ventaglio.
Essi sono di varia dimansione, con leggera ed elegante, ma semplicissima,armatura di bambù, ricoperta di carta oliata dipinta di verde o di bruno. Si chiudono come i nostri e servono ugualmente bene contro il sole e contro la pioggia, non costano quasi nulla e durano più di quello che si crederebbe.
L’opera di Enrico Hillyer Giglioli, giovane naturalista ed etnografo imbarcato sulla motonave Magenta della Regia Marina in uno storico viaggio di circumnavigazione del globo (1866-1868) riveste ancora oggi un’importanza del Giappone alla fine dell’era feudale.
Giappone perduto.
Viaggio di un italiano nell’ultimo Giappone feudale
Lunieditrice
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