Quante volte abbiamo sentito ” è la fortuna del principiante”. E’ probabile che ad ognuno di noi sia capitato un evento simile.
Libera la mente
Proviamo ad analizzare cosa succede in un frangente simile: il famoso detto “libera la mente“, anche detto “Mushin no shin“(la mente senza mente), è uno stato di fatto reale che avviene nel principiante, che non conosce la tecnica e quindi ha la mente libera da preconcetti, questo però dura un tempo limitatissimo.
Iniziando a percorrere la strada della formazione, che sia con l’arco (Kyudo) o con la spada (Iaijutsu), inizierà ad inserire dei dati, e questo stato non si verificherà più, se non con anni di lavoro non solo tecnico; ma nel proprio modo di essere e di concepire, scoprirà un modo di vedere molto diverso.
L’insegnamento e l’apprendimento
Le tecniche che gli vengono insegnate, nel dojo Niten Ichi Ryu, hanno bisogno di un duro lavoro di apprendimento e necessitano di molta attenzione, e siccome la mente non può che fare il suo lavoro di incanalare dati, non può essere serena e lasciare che il gesto avvenga con la massima naturalezza.
Vorrei soffermarmi sulla parola che molte volte si usa, a mio parere, erroneamente: “automatico”, imparare la tecnica e ripeterla automaticamente; ritengo che sia un errore molto grave, e una facile scorciatoia che impedisce di progredire realmente.
Questo stato si inizia a raggiungere solo quando l’arte che stiamo imparando inizia ad entrare dentro di noi, facendone parte completamente: non c’è la tecnica, non ci siamo noi, è un tutt’uno, quindi è dentro di me.
Dovremmo lottare contro i nostri preconcetti, paure, dogmi e regole di società, che cancellano l’individuo per un vita di massa: questo ci rende molto difficile il lavoro, siamo addestrati ad esistere solo in funzione di altri.
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E’ consigliabile affidarsi all’insegnante
Spiegare questa sensazione è pressochè impossibile, allora affidiamoci all’insegnante che ci addestra, potremo un giorno sentirla, e ci accorgeremo che è una cosa talmente personale che era impossibile spiegarla a parole.
In conclusione di questa brevissima chiacchierata, auguro di cuore a chi vorrà affrontare questa difficile ma bellissima Via, una serena vita, e di trovare persone che abbiano appreso questo viaggio per poterlo percorrere insieme.
Umberto14 agosto 2013 11:01
E’ davvero così, io posso portare come esperienza personale, quanto provato nell’eseguire i tameshigiri; la prima volta che provai ad eseguire i tagli delle paglie, a mio avviso mi riuscì decisamente meglio rispetto alla seconda e terza volta, seppure fossero intanto trascorsi rispettivamente 1 e 2 anni di allenamento. Inizialmente ne rimasi deluso e stupito ma effettivamente la prima volta fu proprio “la fortuna del principiante”, nel senso sopra spiegato! :)
Devo però aggiungere che la prima volta, le sensazioni che mi vennero restituite dall’eseguire i tagli, mi risultarono del tutto indecifrabili, mentre le successive volte, specie l’ultima, potei capire molto meglio cosa stava succedendo e in un certo senso, ne rimasi persino più appagato, seppure i tagli non riuscirono bene come la “prima volta”.
A mio avviso, per il principiante è più facile eseguire certi gesti e movimenti, proprio perchè si è privi di preconcetti, ma allo stesso tempo, è un po come se si fosse ciechi o sordi, non si capisce affatto e non si può apprezzare a pieno quello che si sta facendo.
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